Amaro colpo di scena nella storia del World Mountain Running Championship 2017: con le emozioni del “mondiale dei mondiali” ancora vive nella memoria di atleti e appassionati, a riscrivere le cronache del mondiale di Premana ci pensa il comunicato disciplinare n° 186, che riporta la squalifica per 9 mesi comminata ai danni di Petro Shaku Mamu.
Il campione Eritreo è infatti risultato positivo ai controlli antidoping effettuati in occasione dei mondiali dello scorso 30 Luglio, e successivamente del 06 Agosto.
La notizia è ovviamente destinata a scatenare le reazioni più varie, e per rispetto dell’atleta è giusto chiarire come non si tratti di un caso di doping volto al miglioramento delle prestazioni sportive ma dell’assunzione di un comune farmaco usato per il trattamento delle vie respiratorie, contenente però Fenoterolo, sostanza il cui uso è vietato dalle norme IAAF
Alla contestazione dell’illecito, Mamu non ha negato il fatto, ma anzi ha subito confermato alle autorità sportive della federazione internazionale di aver assunto il farmaco in conseguenza di una bronchite occorsa nei giorni precedenti al mondiale classico.
La vicenda si delinea quindi come un banale errore umano, un errore che però non ci si aspetta da un campione del calibro del folletto eritreo, un errore che ovviamente invalida i risultati ottenuti da Mamu sui sentieri di Premana e riscrive le classifiche di entrambi i mondiali, ed in particolar modo scuote il podio del Long Distance.
Se infatti nella classifica del World Mountain Running Championship del 30 Luglio 2017, Petro Mamu figura al 5° posto, il World Mountain Running Long Distance Championship del 06 Agosto 2017 vede la sentenza del controllo antidoping colpire il più alto gradino del podio, con la conseguente riassegnazione delle medaglie iridate.
Campione del mondo lunghe distanze è quindi Francesco Puppi (ITA), affiancato da Pascal Egli (SUI) e da Tayte Pollman (USA)
L’atleta italiano era stato autore di una grande prova, dominando la gara fin da subito proprio in compagnia di Petro Mamu, prima dell’allungo decisivo del fenomeno africano negli ultimi chilometri del tracciato Premanese.
La sentenza arriva solo ora, a distanza di due mesi dal controllo effettuato, dopo i tempi tecnici di esecuzione delle analisi e, successivamente, di un processo che data l’immediata collaborazione dell’atleta non si è dilungato oltre quanto richiesto dalla burocrazia; il tutto sotto il massimo riserbo anche da parte del comitato organizzatore dei mondiali che, dalla notifica della positività, ha atteso l’ufficialità da parte della WMRA, nel rispetto della procedura che in questi casi tutela lo sport e l’atleta coinvolto.
La squalifica comminata a Petro Mamu, si legge dal comunicato, è di 9 mesi a partire dal 30 Luglio scorso, leggera per un caso di doping, dopodichè spetterà a lui cancellare le critiche e riconfermarsi il fenomeno della corsa in montagna che in questi ultimi anni ha calcato la scena internazionale diventando un campione molto amato dal pubblico e stimato dai “compagni di viaggio” avversari.